Quarantena in movimento – IC Ildovaldo Ridolfi – Tuscania

Quanto stiamo perdendo? Cosa possiamo fare?

Penso al mio lavoro e al ruolo che rappresento. Il Tutor sportivo, questa figura mitologica che, rigorosamente in tuta e con fischietto al collo, a un certo punto dell’anno scolastico appare nelle scuole primarie e obbliga i bambini a fare questa fantomatica “ginnastica”, i più sadici di noi obbligano a far partecipare anche le/i maestre/i, anche se più spesso sono proprio loro le/i prime/i a mettersi in gioco riuscendo a motivare nel modo migliore i veri protagonisti della lezione, i bambini ovviamente.

Insomma, siamo una figura un po’ borderline, un po’ siamo dentro la scuola un po’ no. Ed ora che la scuola è chiusa? Che succede? Siamo dentro o fuori? C’è spazio anche per noi nella didattica a distanza?

Purtroppo, se guardiamo le comunicazioni ufficiali è abbastanza chiaro: scuole chiuse = progetto sospeso.

Fortunatamente tra noi e gli insegnanti si instaura quasi sempre un rapporto di complicità e costante confronto, ed è proprio confrontandomi con le insegnanti con cui ho collaborato in questi mesi che ci siamo dati una risposta a queste domande: si, ci siamo dentro eccome. Possiamo aiutare le maestre a combattere la pigrizia e l’apatia che aggrediscono i bambini, mantenere accesi i loro occhi e viva la loro curiosità e fantasia.

La casa può diventare una giungla dove sperimentare nuovi movimenti e allenarne altri per diventare più forti e agili, guardo delle bottiglie di acqua Lete e se inclino un po’ la testa e guardo meglio effettivamente sembrano proprio delle piante velenose da evitare, dei libri diventano dei sassi sui quali dover rimanere in equilibrio su un piede (Gianni Rodari capirà) per salvarci dalle fauci dei coccodrilli giganti che infestano il pavimento. Ed ecco allora che mi ritrovo a spostare i mobili di casa e girare dei “video tutorial” per percorsi casalinghi. Passo in rassegna tutti i giochi che conosco per capire se ce n’è qualcuno da poter riprodurre facilmente a casa e se ci penso bene ce ne sono tantissimi. Gasatissima inizio a sperimentarne la fattibilità (devo ammettere che mi sono molto divertita) e invio il materiale alle maestre. Mi viene però in mente una problematica che purtroppo al momento non posso risolvere. La solitudine.

I più fortunati possono contare su fratelli/sorelle come compagni di avventure ma comunque un fratello non è come un compagno di classe.

Ripenso alla classe 5B del plesso di Tuscania. Prima lezione. “Allora ragazzi ora facciamo un cerchio prendendoci per mano”. Panico nei loro occhi. Samuele, resosi conto che è capitato vicino a Nicole (esatto una femmina), preferirebbe amputarsi la mano piuttosto che metterla a contatto con quella di lei.

Per farla breve, dopo dieci incontri siamo riusciti ad accettare il fatto che possiamo entrare in contatto con compagni dell’altro sesso senza prenderci malattie rare. Mi scoppiava il cuore di gioia e di orgoglio, come potevo immaginare che poco tempo dopo proprio quell’atto sarebbe diventato uno dei primi gesti da dover assolutamente evitare?

Ora che il contatto con i coetanei è sospeso, che ne è del tempo passato insieme, delle attività e dei giochi volti proprio a riconoscere il sé e l’altro, a lavorare sulla capacità di mettersi nei panni dell’altro, di prendersi cura.

Prima o poi ci dovremo fare i conti.

Cosa succederà quando tutto questo sarà finito e i bambini dovranno tornare a confrontarsi con gli altri nella vita quotidiana, a scuola, nella squadra di calcio, nei parchi…

Dobbiamo prepararci.

Una cosa che mi spaventa molto è che rimanga la paura e il rifiuto del contatto con gli altri anche quando non ci sarà più bisogno di avere paura.

Riflettiamo su come questo distanziamento sociale necessario che ora ci sta salvando, ci possa cambiare, cosa ci sta togliendo e prepariamoci a ricostruire rapporti sociali, a ricostruire una vicinanza di sicurezza.

Giovanna Guastini – Istituto comprensivo statale “Ildovaldo Ridolfi” Tuscania

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