Essere scuola, in tutte le lingue del mondo! – Penny Wirton di Viterbo

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Mi manca andare al supermercato per comprare le caramelle, sceglierle con cura, quelle più dolci e sicuramente meno sane, quelle anti dieta che – per intenderci – ti fanno venire il diabete solo a guardarle. Sono quelle però che piacciono tanto ai nostri studenti e ugualmente ai volontari!

Il rito di offrire delle caramelle è semplice ma immancabile durante le lezioni alla Penny Wirton, una scuola d’italiano speciale rivolta ai ragazzi stranieri, dove gli insegnanti sono tutti volontari che regalano il loro tempo e la conoscenza della loro lingua a chiunque entri dalla porta. Per fare il volontario non bisogna essere per forza un insegnante di professione. Il materiale didattico è fornito a tutti dalla scuola, ma quello da solo non basta: serve passione, pazienza e una buona dose di fantasia, quella che ti fa trovare la strada giusta per comunicare con chi hai davanti che, nella maggior parte dei casi, sta imparando l’italiano da zero. Il tutto sempre accompagnato dal sorriso che accoglie tutti, senza discriminazioni.

Il sorriso ci accomuna con i nostri ragazzi, facendoci superare ogni differenza culturale e linguistica.

Mi manca quel mondo un po’ strambo e colorato, dove ogni mercoledì è diverso dall’altro, non sai mai chi ti troverai davanti.  Ci sarà qualche ragazzo nuovo? Da quale parte del mondo arriverà? Chissà che storia avrà alle spalle?

La curiosità è un motore potente, che mi ha spinto a sperimentarmi in questa esperienza che è innanzitutto la possibilità di incontrare l’altro, un altro diverso che ti permette di scoprire il mondo in tutte le sue sfaccettature.

Ogni volta che un ragazzo torna è una piccola, grande vittoria e capita spesso che gli studenti portino anche i loro amici per studiare insieme: la nostra è una scuola che vive anche di questo, del passaparola, della fiducia che chi arriva ripone in noi. Noi siamo lì per loro.

Una cosa li accomuna tutti, la voglia e la necessità di imparare l’italiano. Ognuno però ha motivazioni diverse: il lavoro innanzitutto. La barriera comunicativa può essere un muro invalicabile per chi cerca un’opportunità, noi tentiamo di dar loro una scala per oltrepassare quel muro e poter sperare in migliori possibilità. C’è poi chi già lavora e vuole riuscire a comunicare meglio con i suoi colleghi: sentirsi inclusi non è solo una necessità, è un diritto di tutti. C’è anche chi vuole prendere la patente, ma da solo non riesce a studiare, scoraggiato da tutti quei tecnicismi e dai temibili test. Ci sono le mamme che vogliono imparare per aiutare i loro bambini a fare i compiti. Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di averne tante: arrivavano con passeggini e figli al seguito, riempiendo lo spazio di confusione allo stato puro. Così tra i volontari, c’e chi insegnava italiano e chi si prende cura dei piccoli, cercando attraverso il gioco di far imparare qualche parola anche a loro, non è anche questo “essere scuola”?

Il mondo della Penny è un universo di umanità variegata nel quale, grazie alla lingua, poniamo le basi per costruire ponti per raggiungerci e raggiungere gli obiettivi che ognuno si prefigge.

 

Mi manca ascoltare quella piccola Babele di lingue e dialetti persiani, indiani, sudamericani e africani che si mescolavano insieme all’italiano e alle altre lingue europee, usate come supporto per capirci, accompagnate da immagini, mimi e quant’altro: mi è capitato di utilizzare qualsiasi tipo di strategia per spiegare il significato di una parola!

Tutto è cambiato a inizio marzo. Quelle aule piene di gioia, di caos e di voglia di imparare adesso sono vuote, le luci spente e le caramelle aspettano di far la fine che meritano, essere mangiate!

Contattare i nostri ragazzi non è facile, c’è chi non ha a disposizione una connessione tutti i giorni, magari ha i giga limitati, chi non ha un lavoro si ritrova a casa con tutti i dubbi possibili sul proprio futuro, le nostre mamme sono costrette a sperimentarsi nella didattica a distanza dei loro bambini – se hanno la fortuna di avere un computer – con tutte le difficoltà che si possono solo immaginare.

Non eravamo pronti ad avere un rapporto a distanza con loro: noi che facevamo dell’incontro il nostro punto di forza, ora ci troviamo a doverci forzatamente confrontare con un modo totalmente diverso di comunicare.

Siamo riusciti a tenerci in contatto con alcuni studenti, quelli di cui ci siamo ritrovati fortunatamente i numeri salvati in rubrica. Sono chiamate e messaggi per far sentire loro che ci siamo e ci saremo, non appena sarà possibile.

E tutti gli altri? Quelli a cui, non pensando fosse urgente, non abbiamo chiesto il numero o quelli i cui numeri magari sono rimasti scritti nelle schede, chiuse in segreteria?

Non bisogna mai rimandare, ecco un altro insegnamento che mi lascia questo momento.

Chissà come stanno passando le loro giornate? M’immagino che anche loro, come noi, non vedano l’ora di ricominciare e, tra i tanti impegni che li aspettano, continueranno a voler passare quelle due ore a settimana in nostra compagnia a scoprire quant’è bella la nostra lingua e quant’è ancora più bello impararla insieme.

Sono sicura che quando le porte della Penny riapriranno, torneranno i sorrisi, tornerà quel dolcissimo caos, torneranno gli scambi, il raccontarsi le proprie esperienze, si aggiusterà la scala e riusciremo a scavalcare il muro, insieme, di nuovo.

Simona Ottaviani – Volontaria della Penny Wirton – Viterbo

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