Torneremo a sorridere insieme – IC Ernesto Monaci – Soriano nel Cimino (VT)

IMG_20200330_190000

Era nell’aria già da un po’, però con qualche battuta e una scrollata di spalle pensavamo che saremmo riusciti ad esorcizzare il tutto. Poi suona la campanella delle 14:05 e arriva la notizia: due positivi all’Università della Tuscia e da lì è il 4 marzo che è iniziato tutto. Scuola chiusa.

L’indomani mattina mi sono alzata come sempre, ma non sarebbe stata una delle solite mattine, quelle di corsa al nido e poi di filata a scuola sperando di non essere in ritardo – ironia della sorte, le corse e il ritardo quelli ora mancano anche alla mia piccola duenne.

No, quella mattina mi sono seduta al tavolo con mio marito ed insieme cercavamo di stabilire un piano per quello che da lì in poi sarebbe stata la nostra vita: lockdown e smart working. Tradotto: turni tra me e lui, alternando stati di giullare avanzato ad esperto di tutti i mezzi di comunicazione possibile ai tempi del coronavirus.

Inizialmente mi sono interfacciata con una collega per cercare di capire quale fosse la linea migliore, perché la didattica chiaramente è importantissima, ma prima di tutto volevamo far sentire ai nostri ragazzi che fossimo ancora presenti per loro, che noi c’eravamo ancora. E lì sono partiti i mille dubbi. L’unico nostro mezzo inizialmente è stato il registro elettronico che però non ci permetteva di avere dei feedback. Allora con doppio salto carpiato e triplo avvitamento tra normative per la privacy ed impedimenti tecnologici abbiamo contattato i nostri ragazzi – perché un pochino nostri in fondo li sentiamo – come meglio abbiamo potuto (note vocali, videochiamate, mail, segnali di fumo).

La prima cosa che mi ha colpito nel sentirli è stato il senso di smarrimento, il bisogno di sentirsi dire che tutto andrà bene. In questa situazione anche i compiti vanno bene. In fondo fare i compiti non è così male, perché quello che vogliono è uscire e poter tornare tra i banchi di scuola con i propri compagni. “Mi manca la scuola prof”, “Non ci sto capendo nulla, è un casino!” mi hanno detto i ragazzi. Mi si è stretto il cuore. “Anche a me” – occhi lucidi – “Andrà tutto bene”.

E in fondo lo credo veramente: se alcuni colleghi sono passati dalla modalità analfabeta digitale a esperto di G-suite avanzato con tanto di tutorial annesso, anche noi potremo serenamente tornare a riveder le stelle.

Purtroppo tutto questo ci ha insegnato che eravamo completamente impreparati alla didattica digitale sotto molti punti di vista: da quello meramente tecnico arrivando al limite fisico vero e proprio –connessioni ballerine, pc e tablet non fruibili da tutti. Ma soprattutto ci ha insegnato che se in prima battuta può anche essere divertente fare didattica giocando al pc, dall’altro ci ha messo di fronte al fatto che la didattica non può proprio prescindere dal contesto classe o dal rapporto uno ad uno. E quello purtroppo non potrà sostituirlo nessuna piattaforma.

Vi abbraccio tutti ragazzi, spero di poter tornare a ridere con voi.

Francesca Focaracci – Istituto Comprensivo Soriano nel Cimino – Scuola secondaria di primo grado

0 Commenti

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.