Didattica a distanza ma non distante – Istituto Comprensivo “Tommaso Silvestri” – Trevignano Romano (RM)

Immagine Alfrida

Sono da molti anni un’insegnante specializzata per il sostegno e il mattino seguente la sospensione delle attività didattiche, la prima cosa che ho pensato è stata: “ Se la Preside mi autorizza vado a casa del mio alunno…”, ma sorvolando sull’impossibilità di poterlo fare, mi sono anche detta:

“E l’inclusione?  E il resto della classe? Io non sono l’insegnante di un ragazzo, io sono l’insegnante della classe.”

Il primo passo per ritrovarci tutti, il più diretto, è stato formare un gruppo Whatsapp con tutti i miei alunni, ed aiutarli ad essere ancora una classe. Qui, ho chiesto loro di raccontare e raccontarsi: come trascorrevano le loro giornate, se era piaciuto loro il video di Paradise dei Cold Play che avevo inviato sul gruppo. Ho detto che sarei stata contenta di ricevere da loro un breve video dal luogo preferito della loro casa, in modo da “immaginarci” tutti in una nuova situazione, diversa dai banchi di scuola.

C’è chi sul gruppo scrive e invia video e foto, chi risponde solo alle “comunicazioni di servizio” facendo vedere che anche se non partecipa attivamente, visualizza, segue e non è isolato. C’è chi in privato mi scrive: “Prof ma che so ste lezioni virtuali?!!” e sul gruppo classe invece fa lo splendido, come se avesse il mondo in mano… e poi c’è il mio alunno che ha trovato il suo modo per esserci; e allora la chat si riempie di cuoricini, di smiles, di OK!, perché vede che gli altri scrivono e anche lui vuole esserci, vuole partecipare e comunica come lo sa fare, ricambiato da altrettante emoji sorridenti e con occhi a forma di cuore.

Poi, croce e delizia, abbiamo adottato la piattaforma Gsuite, con Classroom e Meet. Coordinati dalla Dirigente scolastica Anna Ramella e dall’amministratrice della piattaforma prof.ssa Riccini Maria Elena, abbiamo richiesto autorizzazione alle famiglie nel rispetto della normativa sulla Privacy.

Avendo i miei colleghi tante classi, mi sono adoperata per fare da filtro al passaggio delle autorizzazioni per l’iscrizione in piattaforma. Molte famiglie, nell’immediato avevano difficoltà a stampare o a inviare via mail le autorizzazioni alla segreteria della scuola, allora, insieme alle rappresentanti di classe, abbiamo creato un ponte whatsapp e mail con l’amministratrice della piattaforma e abbiamo reso più semplice l’iscrizione di molti ragazzi che diversamente non avrebbero potuto farlo.

Telefono rovente, cervello “sfuso” tra i mille messaggi delle varie classi, ma anche piacevoli telefonate con le mamme rappresentanti che scambiano impressioni, ci danno suggerimenti a volte superflui, a volte molto più che pertinenti. Li accettiamo volentieri sapendo che vanno a facilitare i nostri ragazzi in un momento già molto delicato e incredibile sotto tutti gli aspetti.

Collaborazione e solidarietà, obiettivo comune e condivisione di risorse ed energie che è testimonianza di quanto la Scuola sia importante nella vita e nella quotidianità di famiglie, alunni, insegnanti. Su quotidiani nazionali si titola “La Scuola è finita” in senso letterale e polemicamente metaforico. In questa situazione, direi proprio che invece la Scuola c’è. E ci sono tutte le componenti, che non hanno bisogno di firmare nessun patto educativo, perché lavorare per i nostri ragazzi è un accordo tacito per il quale serve solo buon senso.

Su Classroom ho creato il mio corso di sostegno alla classe 2^ e alla classe1^ dove si sono iscritti tutti. Qui, corro in soccorso alle domande non comprese, al compito che non si carica e che non si riesce ad inviare, all’accesso alla piattaforma negato, alla password scaduta perché ha vita breve…solo 24 ore! Le istruzioni vanno in automatico come un flusso di coscienza Joyciano.

Carico su Classroom la Favola del Re Trentatré di Claudio Imprudente o le Favole al Telefono di Gianni Rodari lette da Stefano Accorsi. Il Giovane Gambero ha riscosso grande apprezzamento da parte dei ragazzi della classe prima, che avendo studiato la struttura della favola, lasciano commenti da critici esperti, citando le funzioni di Propp.

E poi, last but not least, passatemi l’espressione inglese, mio primo amore universitario, c’è Meet, applicazione per le videolezioni in diretta.

Il link di Meet è un tormentone, come le canzoni estive che ci risuonano nelle orecchie per tutta la stagione! Link di Meet via mail con Calendar, sul gruppo whatsapp, dei ragazzi e dei genitori, perché si sa, controllare è sempre meglio!

E adesso, novità!, link di Meet anche da Classroom, e ricomincia il carosello delle istruzioni.

Con un collega, anche lui insegnante di sostegno, abbiamo ideato un “appuntamento inclusivo” che consiste in videolezioni di aiuto ai compiti in cui, creando un’occasione di socializzazione, sebbene virtuale, per il nostro alunno, ci mettiamo a disposizione per aiutare tutti i ragazzi di una classe prima, che essendo più piccoli, sanno utilizzare la tecnologia in modo ludico, ma si bloccano di fronte ad un quiz da fare al computer.

I ragazzi si collegano sempre tutti, anche quelli che il compito l’hanno già fatto, perché: “Prof. sto un’ora in compagnia” e “così posso vedere i compagni”.

Ho insegnato anche al mio alunno di seconda a cliccare sul messaggino blu per incontrare i compagni in videolezione e vederlo sorridere, salutare tutti, chiamare i compagni è una grande conquista. Credevo che la tecnologia non sarebbe stata sufficiente per i suoi bisogni speciali, invece, tutti i ragazzi speciali, hanno sempre speciali risorse insperate che noi non immaginavamo potessero avere.

Questa esperienza faticosa e straordinaria, nel vero senso della parola, per me è una grande soddisfazione perché significa che i ragazzi mi considerano l’insegnante di tutti e non di uno solo, quello che deve essere aiutato. In questa situazione surreale, tutti i ragazzi si scoprono bisognosi di aiuto e sostegno e questo “periodo di cura” ha fatto capire loro che ognuno di noi, a suo modo, ha delle fragilità ed è portatore di diversità.

Paul Valery  scrive: “Arricchiamoci delle nostre reciproche diversità” in modo che essere speciali e differenti sia un valore aggiunto.

E allora, credetemi, lascio da parte tutto il gran dibattere di menti eccelse sulla didattica a distanza, se sia o no vera Scuola… se sia o no democratica… e non commento i colleghi che esercitano il diritto alla disconnessione…io so di andare nella direzione giusta.

Quando sai di essere stata utile a famiglie ed alunni, tutti, a loro modo speciali, ti dimentichi la stanchezza mentale di essere sempre “connessa” e di aver dovuto cercare anche quell’alunno scomparso per settimane.

Tutto ciò mi fa capire che se non andrà tutto bene, forse andrà meglio… ci guadagneremo in umanità e solidarietà.

Alfrida Paganelli, insegnante specializzata per il sostegno,

Istituto Comprensivo “Tommaso Silvestri”

Trevignano Romano (RM)

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